Autrice: Claudia Pedone
Non c’è due senza tre recita un detto. E così vale anche per la famiglia Puma: Nicoletta, Aurelio (papà e mamma), Gaia e Giuseppe (i due figli), Lula, Nonnino e Camilla (i tre cani adottati).
Dopo tanto riflettere, penare, desiderare e parlare, la famiglia Puma, circa un anno addietro, si presenta al rifugio al completo: vogliono adottare un cane, non importa di che colore o razza o età, desiderano avere un cane per amico e dargli una casa. Dopo un colloquio col responsabile delle adozioni, in cui esce fuori di tutto, dalle lotte dei figli per avere un cane (il primo in casa Puma da generazioni), alle problematiche per la gestione del cane, alle domande del responsabile sulla reale voglia di adottarlo.
Ma c’è una risposta della famiglia Puma che colpisce il responsabile delle adozioni: “abbiamo deciso di prenderlo in un canile perché comprarlo non ci sembrava giusto, ci sono troppi cani che vengono abbandonati e maltrattati, ospitati nei canili, che aspettano di avere una famiglia che li ami”. E allora si inizia il giro per tutti i cani del rifugio.
E ad un certo punto, si intravede una cucciola (tre sorelline di circa 4 mesi), tutte e tre dal pelo biondo ma soltanto due si avvicinano, chiedono le carezze, leccano le mani, una cucciolina invece sta in disparte, ha paura. La scintilla è scoccata e l’amore è nato: vogliono lei, la più “scantata” – (impaurita) si dice a Palermo -. Lei si chiama Lula, ora è diventata grande, non ha più paura dell’uomo, ha un senso di devozione forte e incredibile verso tutta la famiglia, è intelligente, brillante, insomma un ciclone di allegria. Lula ha già sei mesi, quando i sig.ri Puma si recano al rifugio per l’inserimento del microchip di riconoscimento. Arrivano tutti e cinque, come se fosse un’operazione complicata.
Ed ecco che succede qualcosa di imprevisto: Nonnino, un cane abbandonato, legato al cancello del rifugio in una notte d’inverno in condizioni precarie, leismaniotico, deperito e … furbissimo, si incolla con fare quasi morboso a questa famiglia. Non li lascia camminare, vuole le coccole, vuole essere preso in braccio. Certo Nonnino non è proprio carinissimo, è ancora sotto cure, il pelo è arruffato e un po’ sporco, ha già preso tre chilogrammi, ma è ancora debole; il suo nome, Nonnino, appunto, mette in risalto le sua estetica: ha circa 4 anni, ma ne dimostra 14.
I signori Puma, dopo averlo salutato, tornano a casa, ma non per molto … Non passano neanche quattro ore che ritornano: hanno parlato a lungo e vogliono adottare pure Nonnino, “continueremo noi le cure e se non ce la dovesse fare a riprendersi, allora avrà avuto una famiglia che lo ha amato per il tempo che gli rimane”.
All’inizio Lula non l’ha presa proprio benissimo, gli ringhiava e anche lui a casa, per i primi giorni, si sentiva un ospite, stava rannicchiato davanti alla porta, non si muoveva da lì, chiedeva con piccoli ululati di scendere per i bisogni. I giorni sono passati e Nonnino inizia a socializzare con Lula e inizia ad esplorare la casa e a ritagliarsi i suoi spazi.
Sono passati sei mesi, Nonnino è ingrassato, ha quasi negativizzato la leismania, è felice, allegro, vive in simbiosi con Lula, che lo cerca, lo sveglia, ed è ancora in una fase di evoluzione: all’inizio non amava i bacetti, ora li cerca, non saliva sul letto, ora dorme soltanto lì abbracciato a Gaia.
I volontari del rifugio sono ormai diventati di casa per la famiglia Puma e hanno modo di osservare l’amore e il rispetto che queste quattro meravigliose persone dedicano a Nonnino e Lula.
Ma la storia non finisce qui, perché è proprio questo racconto che fu galeotto ….
La famiglia Puma è invitata al rifugio ad ascoltare la loro storia per mandarvi le informazione soprascritte. Due giorni prima vengono abbandonati, sempre di notte (chissà come mai!!!) due cuccioli davanti alla porta del cancello e, appena entrata Nicoletta li vede, ancora tristi per essere stati strappati alla madre, per essere stati messi dentro un sacchetto di plastica per la netturbe e gettati come fossero rifiuti.
Nicoletta li vede, chiama i figli ed il marito; quest’ultimo guarda la moglie negli occhi e dice “No Nicoletta, il terzo cane è veramente ingestibile per le nostre forze”. Lei risponde che ha ragione ma continua a stare lì, ad abbracciarlo, accarezzarlo con l’amore di una madre. Vanno via ed eccoli tornare dopo 3 ore con una copertina morbida, hanno già preso l’appuntamento col veterinario, hanno già comprato il mangime specifico per cuiccioli, sono già pronti ad affrontare la nuova avventura.
Cosa dire di questa famiglia che ha dato riparo ed amore a tre poveri esseri indifesi, che ha rivoluzionato la loro casa (fortunatamente grande) in base alle esigenze degli animali, che per Natale e la Befana, hanno comprato meno regali per loro e portato in dono al rifugio sacchi di croccantini, che sensibilizza parenti ed amici ad adottare un cane abbandonato … noi gli vogliamo bene