Autrice: Claudia Pedone
Si chiama Arturo, è goffo, bianco e nero e dolcissimo. Ed è un pitbull. Avete presente quella razza temuta da tutti, la cui diffamazione ha ormai raggiunto livelli di ansia collettiva? Arturo e Nadia sono pronti a smentire tutto,quando volete.
Arturo viene abbandonato al rifugio, è giovane, magro, spaventato, ha una frattura scomposta dell’anca e ha il tipico atteggiamento del cane cresciuto eternamente legato ad una catena. Ha quasi il panico quando viene portato nella zona dello sgambamento, ha paura di scope e appena la vede si fa la pipì addosso.
Poi c’è Nadia che corre nel parco della Favorita – dove è situato il rifugio – che un giorno decide di fermarsi davanti al cancello del rifugio e dare un’occhiatina. Torna dopo qualche giorno, è un po’ impaurita perché non ha mai avuto un cane, ma decide di venire ogni tanto a spazzolarli e a giocare con loro. Nadia e Arturo si incontrano, i loro occhi si guardano, ma Nadia sa che i pitbull sono cattivi e imprevedibili – così le hanno detto, ha visto alla tv e letto sui giornali -; passa ancora qualche giorno e torna a guardare Arturo, chiede ad un volontario se “quel pitbull è cattivo?”, lui risponde di no ed entrano insieme nel suo box e Arturo cosa fa? Gli si accuccia sui piedi, le lecca le scarpe.
E’ quasi Natale e Nadia decide di adottare Arturo a distanza, lo viene a trovare ogni giorno, ne segue le cure del veterinario della struttura. Arturo la venera, lei ci gioca, gli da le pillole, gli mette le mani in bocca, gli da i baci sul muso e lui è la, inerme, sofferente, ha imparato a riconoscere il rumore della sua macchina e non appena lo sente, inizia a abbaiare.
Il 21 gennaio del 2000 Nadia, il compagno ed il figlio adolescente Francesco, lo portano con loro a casa, lo adottano. “Ricordo che tutti mi prendevano per pazza e mi dicevano che prendere un pitbull non era un atto coscienzioso per la mia protezione e quella di mio figlio, ma io sapevo che non correvo nessun rischio” – dice Nadia -. Arturo viene portato da un veterinario privato che gli dice che l’anca del cane non potrà mai guarire, ma lei è speranzosa ed infatti dopo un anno, Arturo ha iniziato a correre e scorazzare.
Il condominio dove abita Nadia, alla vista di un pitbull, insorge: “mi hanno scritto che non potevo detenere in un condominio un cane di questa razza assassina e pericolosa e che dovevo disfarmene e si lamentavano anche dei guaiti dell’”assassino” ogni qual volta che uscivo da casa”. Sì, perché Arturo ha iniziato a soffrire subito di crisi di abbandono, in parte ormai curate con l’affetto di Nadia e con una terapia di riabilitazione psicologica attuata da un esperto. Col condominio è iniziata una battaglia a suon di avvocati, ma ora tutti si sono abituati ad Arturo, certo non lo accarezzano se lo incontrano con Nadia nelle scale, ma hanno capito che non è aggressivo. “Anche ai giardini per il passeggio e per strada la gente cambiava marciapiede quando passeggiavo Arturo, ora – almeno nel mio quartiere – hanno imparato a conoscere il suo carattere docile, la sua allegria sia con gli uomini, sia con gli altri cani, sia maschi sia femmine; anzi ha preso lui un morso da un altro cane maschio e non si è nemmeno difeso”.
Arturo è un cane felice, buonissimo, equilibrato, ama fare il bagno al mare con la sua padrona e gioca coi bambini, e soprattutto è un pitbull, fiero di esserlo.